L’ECONOMIA DELLE AREE COLPITE DA CALAMITÀ NATURALI: ANALISI DI DATI TERRITORIALI

Lelio Iapadre

Dipartimento di Ingegneria Industriale e dell’Informazione e di Economia, Università dell’Aquila

Il terremoto del 6 aprile 2009, che ha colpito il Comune dell’Aquila e le aree circostanti, nella sua immediatezza ha acuito un quadro economico che presentava già evidenti elementi di debolezza, soprattutto nelle componenti più legate alla domanda interna. Meno preoccupanti si sono rivelati invece gli effetti immediati sulle attività delle aziende di maggiori dimensioni e in particolare delle multinazionali operanti sul territorio legate a dinamiche di natura anche internazionale. Tuttavia, negli anni successivi, le difficoltà create dal terremoto si sono intrecciate con i problemi legati alla profonda recessione che ha colpito l’economia italiana, configurando un grave declino dei principali indicatori economici e sociali. Anche nella fase di debole ripresa iniziata nel 2015 le tendenze di fondo dell’economia locale, al netto degli effetti prodotti dai lavori di ricostruzione, sono migliorate solo marginalmente, grazie alle particolari caratteristiche del sistema locale di innovazione. I terremoti che hanno colpito aree vicine dell’Italia centrale nel 2016-17 hanno acuito le difficoltà, incidendo negativamente sulla fiducia delle famiglie e delle imprese, anche a causa dei ritardi della ricostruzione.

Oltre ad avere causato una caduta del livello di attività, le distruzioni del sisma del 2009 hanno accentuato l’incertezza sul futuro economico della città. Da una parte, nella fase post-terremoto, il focus della riflessione e dei processi decisionali si è spostato – e non poteva essere altrimenti – sulla “ricostruzione fisica” del territorio colpito dal sisma, facendo passare in secondo piano l’urgenza di rafforzare la sua base economica. Dall’altra, il terremoto ha attivato o accelerato processi di trasformazione della struttura socio-economica che, nel caso dell’Aquila, rischiavano di indebolire le sue capacità di innovazione e di investimento. Alla caduta della produzione si sono infatti associati un aumento dei costi delle attività imprenditoriali e una riduzione della qualità e quantità dei beni pubblici. Tuttavia questi non sono gli effetti economici di maggiore rilievo del sisma, perché ci si può attendere che essi si ridurranno o scompariranno al procedere della ricostruzione. Più rilevanti sono le dinamiche evolutive che il terremoto potrebbe aver attivato e che potrebbero essere irreversibili – ad esempio, i mutamenti nelle strategie di sviluppo di alcuni attori locali (grandi imprese, università), o nei piani di vita di individui e famiglie, o l’attivazione di forti flussi di immigrazione. L’analisi rigorosa di questi scenari appare indispensabile per poter elaborare una strategia di progresso economico e sociale, che sia condivisa dalla comunità locale ed efficace, secondo le linee delineate nel rapporto OCSE.

Questo progetto di ricerca intende realizzare un’analisi e un monitoraggio dei processi economici e sociali in atto sul terreno della ricostruzione, sulla base delle informazioni contenute nel sistema informativo del progetto “Territori Aperti”, mediante lo sviluppo di indicatori sintetici, compatibili e confrontabili con quelli riconosciuti come efficaci in tema di sviluppo economico locale e progresso sociale. Lo studio inoltre si propone di condurre un’analisi comparativa nazionale e internazionale delle esperienze di ricostruzione maturate in altri luoghi colpiti da eventi sismici e altre calamità naturali, cercando di identificare i fattori che hanno consentito il successo di alcuni interventi e i problemi che hanno determinato il fallimento di altri. I terremoti considerati rientreranno in un arco temporale definito (circa quindici anni), abbastanza breve da poter essere paragonati per conoscenze e livello tecnologico, ma sufficiente per poter valutare gli effetti delle politiche di recupero nel medio-lungo periodo. Lo studio di tali interventi confronterà la gestione delle emergenze e della successiva fase di ripresa economica da parte dei paesi caratterizzati da economie avanzate e dei paesi più poveri, in cui l’emergenza del disastro ambientale va a sommarsi a preesistenti cause di instabilità. Sarà approfondito in modo particolare il ruolo svolto dagli aiuti internazionali nella ripresa economica e sociale delle aree colpite da catastrofi naturali, e più in generale il legame tra l’apertura esterna di tali aree e la loro capacità di ripresa.

La realizzazione della ricerca prevede quindi due linee di attività parallele:

  1. Definizione, elaborazione e analisi di indicatori statistici basati sulle informazioni contenute nel sistema informativo di “Territori Aperti” e in altre fonti statistiche, facendo riferimento ai metodi consolidati presso istituzioni come l’OCSE e l’Unione Europea;
  2. Analisi comparata delle politiche e delle strategie per promuovere il rilancio dell’economia dei territori colpiti da eventi sismici, come descritto in precedenza.

Nella fase finale della ricerca le due linee di lavoro permetteranno di costruire un quadro organico della ricostruzione, dei processi in atto e degli scenari futuri, offrendo indicazioni utili per le strategie delle imprese e per le politiche pubbliche.

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