Venerdì 31 marzo 2023, all’interno dell’evento Conoscere i rischi del territorio del progetto Territori Aperti, la Onlus “Avus 6 aprile 2009” (link: http://www.avus6aprile2009.org/) ha decretato il vincitore della decima edizione del Premio per la miglior tesi sulla prevenzione sismica.
L’iniziativa, istituita nel 2014, in collaborazione con UnivAQ, Gssi, e Hamu – Hub Abruzzo Marche e Umbria, prevede ogni anno il coinvolgimento delle università italiane sul delicato problema della prevenzione nei territori.
Quest’anno la giuria composta dai professori Marianna Rotilio dell’Università degli Studi dell’Aquila, Maria Giovanna Brandano del Gssi e Enrico Miccadei dell’Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti-Pescara ha decretato vincitrice Federica Frattura, aquilana, laureata in Ingegneria Edile-Architettura all’Università dell’Aquila con la tesi “Progetto della città pubblica dell’Aquila post sisma”.
Progetto della città pubblica dell'Aquila post-sisma
Federica Frattura
“Progetto della città pubblica dell’Aquila post-sisma” nasce con l’intento di poter immaginare di nuovo una città con al centro i suoi abitanti. La città dell’Aquila, con il sisma del 2009, ha subito un vero e proprio trauma sia a livello “fisico” che “psicologico”, in quanto parallelamente alla distruzione del tessuto urbano è avvenuta la disgregazione di quello sociale. E’ naturale che dopo un accadimento di questa portata, avvenga un
fenomeno di dispersione urbana per impossibilità fisica di abitare ancora determinate aree della città. Oggi
però, a distanza di tredici anni, seppur sia evidente la ricostruzione materiale, viene meno la questione sociale.
“Immota manet” locuzione che da sempre identifica la città dell’Aquila, oggi potrebbe lasciare il posto a “Motus est” molto più appropriata per descrivere quello che è oggi la città. Un continuo movimento di luci e di ombre dovuto all’alternarsi di abbattimenti e ricostruzioni di edifici, una continua ricerca di nuovi percorsi dovuta all’interruzione di strade e vicoli, insomma un continuo cambiamento dell’assetto della città.
Tutto questo, sommato alla carenza di servizi, fa percepire alla maggior parte dei cittadini il centro
storico come un luogo scomodo. Il risultato è una città che inizia a poter mostrare nuovamente i suoi palazzi e le
sue forme senza però avere una comunità che possa usufruire al meglio dei suoi spazi. Il fenomeno della ricostruzione del tessuto sociale non segue in modo naturale e spontaneo la ricostruzione della città fisica, ma va innescato.
Come fare allora affinché possa essere raggiunto un risultato del genere?
E’ necessario che venga disegnata un’idea di città, dove i vari aspetti del quotidiano siano pensati al meglio per garantire al cittadino una qualità di vita migliore. Il lavoro inizia quindi con uno studio analitico di tutti gli i temi
urbanistici evidenziandone le criticità, in modo tale da avere un quadro di unione dell’assetto del centro storico.
Iniziando con l’analizzare la mappa delle attrezzature e servizi nel pre e post sisma, è facile notare come la ricollocazione delle attività, ad esempio commerciali, sia avvenuta lungo i due assi principali della città nonché le prime aree caratterizzate da una massiccia ricostruzione. Questo è il primo fattore di studio che già ci fa capire che la città, non avendo più la stessa sistemazione, avrà flussi di percorrenza differenti. L’analisi della mobilità quindi avrà un altro ruolo fondamentale nella comprensione del funzionamento dell’organismo città. Per garantire al meglio la fruibilità dell’urbe è necessario che venga studiata anche la sua conformazione fisica, infatti andando ad analizzare l’aspetto morfologico risulta evidente come il centro storico della città dell’Aquila nasca su di un promontorio che ne delinea i margini naturali. Li nascono proprio le mura urbiche, seguendo la naturale forma del terreno accentuando ancora di più la demarcazione. Questo aspetto, se un tempo portava beneficio e sicurezza alla città, oggi può segnare una spaccatura del tessuto urbano se non gestito in maniera corretta.
Così come viene preso in considerazione l’aspetto dinamico della città, quindi flussi e collegamenti, va analizzato anche quello “statico”, ovvero lo spazio pubblico. Le piazze hanno da sempre, nella storia della città, un ruolo
fondamentale di aggregazione, ma andandone a studiare lo stato attuale ci possiamo rendere facilmente conto che
quasi nessuna assolve al suo scopo, infatti nella maggior parte dei casi l’automobile ha preso il posto delle persone.
Un tentativo di agire, per colmare alcune di queste mancanze, è stato fatto con la stesura dei vari piani urbani (vigenti e futuri) e con varie azioni puntiformi. Il rischio che c’è dietro questo tipo di approccio è che non si riesca ad avere un quadro di unione completo.
Il progetto quindi, oltre ad avere come basi fondamentali tutte le analisi prima descritte, tiene conto anche dei vari
documenti di pianificazione e cerca di gestire le proposte fatte con le reali necessità della cittadinanza che dovrà
tornare ad abitare il centro storico. Il fine ultimo infatti è proprio il tentativo di ricostruzione del tessuto urbano e
sociale. Si è cercato di ottenere un risultato che, anche se in maniera del tutto teorica, si avvicini all’idea di un organismo urbano che lavori al meglio al suo interno ma, al contempo, fortemente connesso con la restante parte di città.
La maniera più intuitiva per raggiungere questo obiettivo è sembrata quella di intervenire per parti.
La suddivisione della città dell’Aquila in quarti avvenne già nel 1272 per mano di Lucchesino da Firenze, per facilitare l’opera di fondazione L’Aquila venne suddivisa in quattro parti, due riconducibili al circondario occidentale della città e i restanti due al circondario orientale. Se al tempo la scelta avvenne per ragioni economiche, oggi è più la questione funzionale a spingere verso questa direzione. Non potendo ricostruire l’assetto della città com’era, quindi frutto di secoli di vissuto, si tenta di dare un’identità ad ogni parte in modo tale da facilitare il ritorno degli abitanti tramite flussi più omogenei. Ne vengono fuori quattro macro aree, quella studentesca, amministrativa, sociale e quella dedicata alle famiglie. Questa divisione non deve esser vista come fenomeno di separazione, bensì come fenomeno di integrazione: è necessario pensare alle macro aree come se fossero tasselli di un puzzle che incastrati tra loro danno vita alla nuova immagine della città. Il principio di questa suddivisione nasce dal mancato ritorno dei cittadini nelle abitazioni del centro. C’è da premettere che, nell’immediato post sisma, è avvenuto il fenomeno della sostituzione edilizia, ovvero la possibilità di cedere il proprio appartamento al pubblico in cambio di una somma vincolata per ricomprarlo altrove, dove altrove per molto tempo è significato anche fuori città. Questo ha portato il comune dell’Aquila ad avere un gran numero di immobili senza però chi li abitasse. Partendo proprio da questo aspetto, si è pensato di assegnare parte di queste abitazioni a fasce ipotetiche di cittadini. Così facendo si possono iniziare a creare degli organismi interni alla città che lavorano più facilmente dovendo rispondere a necessità più omogene.
Pdf tesi : link
Rassegna Stampa
Edizioni Precedenti
Cristina Orlandi
Il sisma dell’Aquila. Le frazioni di Paganica e Onna 10 anni dopo.
Fabio Cafiso, Cipriano Di Maggio, Roberta Santoro
La rocca di Cefalù: modello geomeccanico e condizioni di rischio per la cittadina normanna.
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